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Immagine del redattoreMari

Ci vogliamo vivƏ, ci vogliamo liberƏ e autodeterminatƏ

Presa di parola del Laboratorio Libere Soggettività trans* di Non una di meno

per il primo luglio 2021



Proprio oggi primo luglio 2021, la Turchia revoca la partecipazione alla Convenzione di Instambul. Noi riaffermiamo con forza il nostro contrasto alla violenza di genere, una violenza che colpisce le donne e tutte le persone di generi e orientamenti sessuali che non siano quelli imposti dalla norma eterocispatriarcale

La Turchia è il paese dove è stato vietato il PRIDE per il settimo anno di fila, Hande Kader donna trans è stata rapita, violentata, torturata e assassinata nel 2016, attivistu sono sotto processo, e da alcune settimane 3 ragazzi gay sono scomparsi. Tutto questo con la complicità dell’Unione Europea che resta in silenzio perchè il regime di Erdogan garantisce i confini europei torturando e fermando i flussi migratori.



Nuovi gravi attacchi contro la comunità LGBTQIAP*+ in Ungheria, dove è passata una legge che impedisce di poter parlare di generi e orientamenti sessuali nelle scuole giustificandolo con la necessità di frenare “l'incoraggiamento” all'omosessualità dei minori. Già un anno fa l'Ungheria aveva vietato il cambio anagrafico per le persone trans*, sono stati vietati gli studi di genere nelle università, respinta la Convenzione di Istanbul e introdotto un emendamento alla Costituzione per favorire i matrimoni etero e vietare l’adozione alle coppie omosessuali.


E in Polonia nonostante le LGTB free zone siano 1/3 del paese migliaiadi persone hanno sfidato Andrzej Duda, l'orgogliosamente omotransfobico Presidente della Polonia e sono scese in piazza.

La violenza, l'abbiamo detto in piazza il 15 maggio e lo ridiciamo oggi, non è un'opinione!

Questo sistema si serve della cultura patriarcale per poter riprodursi, per imporre i suoi codici di sfruttamento e di oppressione imponendo gerarchie di potere basate su discriminazione tra i generi, classi, abilismo, e creando false norme di razza e specie.


La situazione in Europa è in forte regressione e la preoccupazione è forte per quello che potrebbe essere il futuro prossimo anche nel nostro paese. Il DDL Zan, che per noi rimane solo un punto di partenza, sta scatenendo a violenza di destra proprio sul concetto di identità di genere in linea con le scelte di Ungheria, Polonia e Turchia. Eliminare dalla legge quel concetto significa chiudere la strada all'autodeterminazione


Il corpo è mio e decido io è lo slogan transfemminista che continua ad avere valore su tutti gli aspetti delle nostre vite e al di là dei nostri generi!!!

Abbiamo detto molto più di Zan perché una misura repressiva non ci basta:

Affermiamo il diritto ad una legge sull'identità di genere che dia la possibilità di uscire dallo schema di assegnazione binaria alla nascita. Quindi che si vietino le mutilazioni genitali che ancora oggi si effettuano sui corpi di bambin* intersex con l'unica finalità di imporre una "normalizzazione" genitale

Vogliamo il superamento della legge 164/1982 sulla base del principio di autodeterminazione e del modello del consenso informato. Non tolleriamo più la psichiatrizzazione e patologizzazione delle nostre identità e, come persone trans*, rifiutiamo la diagnosi di una patologia inesistente e il passaggio di validazione delle nostre vite in un tribunale. Autodeterminazione per tuttu med e no med!


Affermiamo il diritto di accesso alla salute integrale e universale che non lasci indietro nè le persone disabili nè quelle sieropositive. Vogliamo si cominci a parlare di giustizia riproduttiva che significa diritto all'aborto e alla riproduzione per tuttu. Che si contrasti uno sviluppo della medicina orientata al corpo "maschio", quando il corpo femmina, il corpo intersex e il corpo trans* pretendono un riconoscimento! Abbandoniamo la relazione gerarchica medico-paziente per promuovere il sapere diffuso sulla nostra salute: sono decenni che accumuliamo competenze tra le lacune della medicina ufficiale.


Consultori pubblici aperti a tuttu che siano spazi anche per i percorsi di affermazione di genere. E che siano luogo di prevenzione e cura delle malattie sessualmente trasmissibili con l’accesso gratuito alla contraccezione, agli strumenti di protezione e alla PreP.

Affermiamo il diritto all'educazione alle differenze di genere, alla sessualità e all’affettività in tutte le scuole, bagni genderfree e la possibilità di accedere alla carriera alias in tutti i percorsi formativi: basta con lo spauracchio dell’ideologia gender.


Affermiamo il diritto a centri antiviolenza e case rifugio perchè le attuali poche e scarsamente finanziate che ci sono non aprono le loro porte a persone trans*, non binarie e intersex e troppo spesso discriminano e/o confondono stigmatizzando le persone che esercitano lavoro sessuale e non sono vittime di tratta. Situazioni abitative che sappiano rispondere anche a persone minori di età buttate fuori di casa per la loro identità di genere o per i loro orientamenti affettivi e relazionali.

Affermiamo il diritto ad un reddito di autodeterminazione e alla cittadinanza e al permesso di soggiorno svincolati da famiglia e lavoro.


Vogliamo contrastare ogni forma di Pink- RainBowashing insieme alla comunità LGBTQIA+ palestinese e ad ogni comunità in lotta nei territori colonizzati e occupati

In una lettera al governo italiano il Vaticano chiede di rimodulare il DDL Zan in modo da poter "continuare a svolgere la sua azione pastorale, educativa e sociale liberamente". Tirano in ballo i Patti Lateranensi appoggiando gli integralisti cattolici NO GENDER del popolo delle famiglie. Il concordato va abolito!

FUORI i preti dalle nostre mutande e non solo in termini figurati perchè è uno dei pochi stati che continua a non affrontare il tema della pedofilia e nasconde, protegge e non la denuncia. L’Italia è uno stato laico, i nostri corpi sono solo nostri così come le nostre scelte affettive e di genere, sessuali o asessuali.

FUORI I PRETI DALLE NOSTRE MUTANDE.


Lottiamo per costruire ambienti liberi dalla cultura dello stupro, dal machismo, dall’abilismo, dal razzismo, dall’odio per le persone lgbtqia+, dallo specismo.


Ora più che mai abbiamo bisogno di nuovi spazi transfemministi in cui praticare accoglienza, scambio e mutualismo.


Ci vogliamo vivə, ci vogliamo liberə e autodeterminatə e vogliamo gridarlo tuttə insieme!


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