Intervento in plenaria di libere soggettività trans* e corpi e terra:
La violenza strutturale del sistema colpisce persone trans*, non binarie, intersex, queer, lesbiche, bisessuali, gay, poliamorose, asessuali, aromantiche e chiunque, pur non riconoscendosi in queste parole, si sottragga alla norma eterocissessuale e alla divisione binaria uomo/donna socialmente imposte.
Una violenza agita da un intero sistema anche sulle soggettività non umane in base ad un altro binarismo, quello umano/animale. Una violenza che si traduce in esclusione, discriminazione e bullismo, invisibilizzazione, marginalizzazione, stigmatizzazione, molestie, abusi e aggressioni, stupri, femminicidi, trans*cidi e genocidi animali.
Una violenza che non può trovare significanti riduttivi nel termine omolesbotransbiveg- fobia o come dir si voglia proprio perché fonda le sue radici nella cultura e nella struttura patriarcale e antropocentrica del sistema in cui viviamo.
La violenza che vogliamo denunciare non è un'opinione, un'avversione, un comportamento, una paura! Ci chiediamo quindi se non si debba superare l'uso di questo termine che tende a giustificare con un disturbo psichico la violenza e quindi a normalizzarla. Uno dei grandi limiti del ddl ZAN è proprio la mancata esplorazione delle radici profonde della violenza.
Come spesso succede nella giurisprudenza italiana, la formulazione della legge non è scaturita dall'ascolto attento delle parti coinvolte. Inesplorate infatti sono rimaste le elaborazioni transfemministe della comunità LGTBQIPAI+, con il risultato di avere una legge spesso ambigua, scorretta, insufficiente, intrisa di giustizialismo. La comunità LGTBQIPA+, nonostante questi limiti, sta lavorando perché la legge passi, visto il riconoscimento, seppure in modo parziale e insufficiente, delle identità di genere e l'attacco da parte delle destre che ne fa rischiare l'affossamento e l'arretramento nel dibattito anche politico. Abbiamo l'urgenza di una legge specifica sull'identità di genere che possa avere al suo interno, come in tanti paesi europei e a livello globale (si veda l'Argentina), la cancellazione definitiva delle pratiche di patologizzazione e psichiatrizzazione riconoscendo l'autodeterminazione e il consenso informato nei percorsi di affermazione di genere.
Una legge che vieti definitivamente, in linea con la risoluzione del parlamento europeo del 14 febbraio 2019, le mutilazioni genitali sui corpi interesex.
Una legge che veda l'inserimento di percorsi di affermazione di genere specifici per persone minori di età e spazi urgenti di formazione per tuttu lu operatoru coinvoltu orientati e condotti da persone della comunità LGTB+. Una legge che vada a cancellare la 164/82, che è una legge sulla "transessualità" (una parola che è stata per troppo tempo associata ad una psichiatrizzazione violenta e inaccettabile) ed esclude di fatto tutte le altre identità di genere.
Vogliamo poter accedere ai farmaci gratuiti a partire da percorsi di consenso informato e nella dose adeguata al proprio percorso di affermazione di genere senza dover passare attraverso una diagnosi di disforia di genere e sentenze del tribunale, superando la loro distribuzione nelle sole farmacie ospedaliere.
È vergognoso che le categorie di persone costrette alla stigmatizzazione di ritirare i farmaci in ospedale siano oltre noi le persone dipendenti da eroina e i pazienti con HIV/AIDS mentre potrebbero, come ogni altra persona, ritirarli in farmacia. Infine, per interrompere la violenza di un potere culturalmente binario/patriarcale, vogliamo, come succede in Islanda e in Argentina e come forse succederà con l'approvazione della legge in Spagna, la X sulla carta di identità per chi la richieda. La sua introduzione porterebbe alla luce tutta una serie di contraddizioni sessiste come quelle legate al gatekeeping nei luoghi di lavoro e visibilizzerebbe molte discriminazioni. Vogliamo che sia riconosciuta, discussa, analizzata anche la violenza sistemica agita nei confronti degli altri animali e, di pari passo, che vengano discussi e riconosciuti al nostro interno i diversi gradi di oppressione e colonizzazione interiorizzati da ognunǝ di noi nei confronti delle altre specie. Sosteniamo la necessità di un'alleanza reale tra transfemminismo e femminismo multispecie, una possibile contaminazione reciproca proprio perché le diverse istanze si fondono entrambe su una posizione deviante rispetto alle norme consolidate.
Entrambe condividono una volontà ostinata di perturbare il funzionamento sociale delle norme sessuali, di genere, riproduttive e alimentari.
Entrambə intralciano l'architettura antropocentrica e patriarcale che si basa sull'uso e sullo sfruttamento, reale o simbolico, dei corpi.
Un'alleanza, sancita anche dal nostro Piano, che non deve essere un semplice matrimonio di interesse tra istanze di cambiamento diverse ma che costituisca una cornice intersezionale anche nelle nostre pratiche e rivendicazioni. Vogliamo che questo movimento prenda parola ad ogni aggressione, ad ogni violenza, ad ogni narrazione tossica sui corpi tutti.
Vogliamo esserci! Senza gerarchie di alcun tipo, senza graduatorie identitarie e senza classificazioni di sorta dettate da un maggiore o minore senso di appartenenza ad un genere, ad una razza o ad una specie.
La prospettiva è la liberazione per tuttu che si lega fortemente a pratiche di resistenza, ma anche alla costruzione di alternative. Il nostro esserci con i corpi, le nostre relazioni, il nostro parlare e soprattutto il nostro ascoltare, l'apprendere dalle altre pratiche di lotta e di resistenza, il contaminarci, sono aspetti fondamentali. C'è sempre una grande resistenza politica alla diversità quando viene affermata.
Lo spazio politico va liberato per dare voce, forza ed espressione politica a tutte le diversità. “Non c'è liberazione per nessun∂ se non ci liberiamo tuttə." Nel laboratorio potremo approfondire e dialogare insieme su questi temi e concludiamo con la proposta di riprendere insieme a partire da quel momento alto transfemminista che è stata Verona e dall'esperienza di costruzioni di pride di lotta dal basso che hanno animato questi ultimi due anni di lanciare una settimana di azioni come Non una di meno che quest'anno vada dal 20, giornata del TDOR fino al 27 la prossima grande manifestazione speriamo nazionale a Roma.
9 ottobre 2021 corpi e terra e libere soggettività Non una di meno
Comments