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  • Immagine del redattoreMari

Lettera aperta all'agenzia D.I.R.E

cura del laboratorio libere soggettività trans* di Non una di meno



"come muore una donna, una contraddizione logica, né morale né etica, Elliot fu *E*, ha celebrato al motto di ‘gioia trans’, in costume, con scatti immortalati su Instagram, quello che per moltissime donne rappresenta menomazione e dolore, oltre che rischio di morire. Tutto tranne che la gioia, una persona non binaria che non si sente né uomo né donna (entrambi? O nulla?). Un duale per dirla con il greco antico. Anzi no perché di duale, se si osservano le foto di Elliot Page, non c’è proprio nulla. Del transito (se la parola trans, latino in mano, ha ancora un significato) si vede ben poco, perché tutto quel che si osserva è un uomo in pantaloncini. Magari transiterà, non ti senti né donna, né uomo (quindi entrambi o niente?), Elliot che eri *E*, ti togli il seno che connota biologicamente l’organismo delle donne, ti senti un uomo, vuoi diventare uomo, perché sei diventato Elliot? il tuo nuovo corpo vuole apparire con le sembianze di un uomo magari con l’utero, di transito ha ben poco, Non sarà che semplicemente non vuoi essere una donna, ora va di moda dirlo in altro modo,la diminutio del femminile sotto mentite spoglie, il rifiuto delle donne, uomini con le sembianze di donna che tengono il pene, *E* con la vagina che mostra la mastectomia come un bel ragazzetto, è la morte delle donne senza spargere sangue ma non con meno violenza"

(*) per ben tre volte si usa per intero il "dead name" di ELLIOT


Sono queste le frasi violente, trans*fobiche, inaccettabili, irripetibili usate in questo articolo a firma di Silvia Mari pubblicato il 26 maggio 2021 sulla rivista D.I.R.E


Come persone trans* (uomini, donne, persone non binarie, intersex, lesbiche, queer, travestit∂, e tutto il meraviglioso arcobaleno dei nostri generi plurali e autodeterminati) denunciamo questo articolo come violento, trans*cida e transcludente. La stessa violenza patriarcale incarnata dalla peggiore destra che ribadisce l'esistenza indiscutibile del binarismo uomo/donna come unico genere naturale e possibile finalizzato a riprodurre ruoli sociali, culturali ed economici lo ispira.


Le violenze di questo articolo sono tantissime, reiterate, volute e provocatorie perchè non nascono da ignoranza, nè dal non sapere ma da una precisa postura di pensiero.

1. si nega il riconoscimento delle persone trans* (*vedi elenco precedente) usando il nome assegnato alla nascita e non quello di elezione

2. Si nega un obiettivo comune a tutto il movimento femminista e transfemminista nei secoli che è la lotta per la liberazione e l'autodeterminazione

3. Si muovono accuse di femminicidio alle persone trans* stigmatizzando e criminalizzando i loro comportamenti e le loro scelte. I percorsi di affermazione della propria identità di genere e i conseguenti interventi di allineamento del proprio corpo al proprio genere non uccidono nessun∂. Non siamo nat∂ in corpi sbagliati, non eravamo e ora diventiamo. Qualsiasi sia il momento della nostra vita in cui affermiamo la nostra identità e la comunichiamo, qualsiasi sia il punto del nostro percorso siamo NOI e ci siamo sempre stat∂. Inoltre siamo stat∂ per anni obbligat∂ alle sterilizzazioni dei nostri corpi, per poter accedere agli interventi chirurgici necessari al nostro benessere, in contrasto con i diritti umani, ma nessun∂ di coloro che oggi denunciano la nostra autodeterminazione era a denunciare quella pratica che solo grazie all'intervento dell'Europa è stata condannata, e di prassi cancellata, anche se non c’è ancora una legge che lo sancisca. Ancora, nessuno mette in discussione gli interventi chirurgici che spesso donne cis sono portate a fare per poter rendersi piacevoli allo sguardo del patriarcato, che tra le altre non prevedono nessun nulla osta da parte di un tribunale.


4. Si ridicolizza la "gioia trans”. Lo ribadiamo "siamo euforich∂ e non disforich∂". Perché questa è la nostra resistenza a secoli di invisibilizzazione, persecuzione, repressione, uccisioni, psichiatrizzazioni. Ci hanno chius∂ in manicomi, galere, campi di concentramento, e continuano a farlo e continuano a imporci che sia un medico troppo spesso cis, bianco e maschio a decidere, valutare, testare, rilasciare certificazioni che attestano quello che solo NOI possiamo attestare, affermare, vivere


5. Si colpevolizza la comunità trans* che decide di allineare il proprio corpo attraverso la mastectomia del dolore della malattia di tante persone (e lo ricordiamo non solo donne visto che il tumore al petto non colpisce solo le donne). Un discorso offensivo anche per le donne che hanno vissuto la tragedia di questa malattia e hanno affrontato il percorso di cura. Se lo stesso intervento risponde a finalità diverse e serve comunque a determinare il benessere di chi lo affronta non si può assegnare la responsabilità di malattie che ben altre ragioni hanno e che sono da indagare con maggiore cura nelle condizioni anche negli ambienti e dei territori che abitiamo


6. una persona non binaria non è un duale, né un vuoto delle uniche essenze riconosciute dal sistema. È la pienezza di un genere altro che si pone fuori da quella caratterizzazione binaria e non ha bisogno di quelle categorie o di quelle non categorie per definirsi. Essere non binari∂ non significa nemmeno non essere uomini o donne e quindi il nulla. Al contrario, l'essere non binari∂ significa propriamente non accettare l'assegnazione patriarcale che viene effettuata alla nascita a seconda dei genitali. Quando ideologicamente si parla di sesso biologico riferito ai ruoli uomo e donna, lo si fa con l'intento di naturalizzare i ruoli patriarcali. Di fatto la complessità del sesso biologico non è presa in considerazione nella sua interezza.

Sono solo i genitali che del sesso biologico sono solo una minima parte nella nostra società a determinare chi è uomo o donna. Ma i genitali, in quanto anatomia muta sono funzionali ad una fisiologia, ma non dicono nulla sui ruoli che invece vengono a loro assegnati.

Essendo i genitali fondamentali per la divisione patriarcale dei generi e quindi dei ruoli, anche i corpi intersex, che sono la manifestazione della complessità del sesso biologico in senso non binario, vengono ancora oggi in Italia indirizzati con la chirurgia e la medicalizzazione forzata in senso ideologicamente binario, nonostante la risoluzione del parlamento europeo del febbraio del 2019 condanni queste pratiche di binarizzazione forzata.

L'identità di genere non è un capriccio o una moda e non è uno strumento di liberazione solo per le identità trans* e non binari∂, ma l'opportunità per tutt∂ ad autodeterminarsi nella propria identità di genere, uscendo dalla discriminazione patriarcale naturalizzata attraverso i genitali. Il sesso, per dirla con Monique Wittig, è propriamente una categoria politica, non ha nulla di naturale, è solo ideologica e oppressiva, inventata per giustificare le discriminazioni degli uomini nei confronti delle donne: "[…] il punto è che non esiste alcun sesso. Esistono solo un sesso oppresso e un sesso oppressore. Ed è l’oppressione a creare il sesso; non il contrario." Quindi l'identità di genere che rifiuta l'assegnazione genitale imposta alla nascita, è l'unica vera via di liberazione dall'oppressione patriarcale, e lo è per tutt∂.


7. Si esalta ancora una volta la percezione e in questa l'allineamento a stereotipi nella relazione con l'altr∂. Se vedi un uomo in pantaloncini a torso nudo, Silvia, vuol dire che non ascolti quello che quella persona è, quello che quella persona ti sta raccontando di sè, vuol dire che stai sovrascrivendo la sua narrazione con la tua, vuol dire che non sei una giornalista, che non fai giornalismo e se la redazione di DIRE ti consente questa lunga serie di violenze verso una persona e una intera comunità. In questo modo anche DIRE si mette fuori dal giornalismo, figuriamoci poi da un giornalismo attento come abbiamo fino ad ora pensato che fosse alle pratiche e all'elaborazione del pensiero transfemminista.

CHIEDIAMO IL RITIRO IMMEDIATO DI QUELL'ARTICOLO E NON RISPONDETECI CON LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE DEL PENSIERO APPELLANDOVI A QUELL'ARTICOLO IPOCRITA INSERITO NEL DISEGNO DI LEGGE ZAN. PERCHÈ IN QUESTO ARTICOLO NON SI ESPONE UN PENSIERO MA SI AGISCE UNA VIOLENZA REITERATA CONTRO UNA INTERA COMUNITÀ. CHIEDIAMO ANCHE LE DIMISSIONI DI SILVIA MARI DALL'INCARICO DI SEGRETERIA DI DIRE DONNE VISTO CHE È PORTAVOCE DI CONTENUTI E LINGUAGGI VIOLENTI IN CONTRASTO CON L'ELABORAZIONE E LE PRATICHE DEL MOVIMENTO FEMMINISTA E TRANSFEMMINISTA


La nostra azione di denuncia e boicot a questa rivista comincia qui e non finirà fino al ritiro di questo articolo.


Vi lasciamo con le parole di Elliot la persona che avete colpito violentemente perchè nella nostra comunità transfemminista


se toccano un∂ ci toccano tutt∂

Ciao Amici.

Voglio condividere con voi che sono un trans. I pronomi è lui egli ed il mio nome è ELLIOT. Mi sento fortunato a scrivere questo. Ad essere qui. Di essere arrivato a questo punto della mia vita.

Provo una travolgente gratitudine per le persone incredibili che mi hanno supportato durante questo viaggio. Non saprei neanche dove cominciare per esprimere quanto sia eccezionale poter finalmente amarmi al punto da ricercare chi sono davvero. Sono stato infinitamente ispirato da tantissime persone nella comunità trans. Grazie per il vostro coraggio, la vostra generosità e il vostro continuo impegno nel rendere questo mondo più inclusivo e compassionevole. Offrirò tutto il mio supporto e continuerò a battermi per una società più amorevole e paritaria.

Vi chiedo anche di essere pazienti. La mia felicità è reale, ma anche fragile. La verità che, nonostante la profonda gioia che provo in questo momento e la consapevolezza dei miei privilegi, sono anche spaventato. Ho paura dell’invadenza, dell’odio, delle battute e della violenza. Per esser chiari, non sto cercando di smorzare un momento gioioso e che celebro, ma voglio rendere il quadro generale. Le statistiche sono sconcertanti. La discriminazione verso le persone transgender è diffusa, insidiosa e crudele, e ha conseguenze terribili. Solo nel 2020 si calcola che almeno 40 persone transgender siano state assassinate, la maggior parte delle quali erano donne di colore o latine. A tutti i politici che lavorano per criminalizzare l’assistenza sanitaria per i trans e per negare il nostro diritto di esistere e a tutti quelli con una grande cassa di risonanza che continuano a vomitare ostilità verso la comunità trans: avete le mani sporche di sangue.

State generando un accanimento vile, umiliante e rabbioso che grava sulle spalle della comunità trans, una comunità nella quale si riporta che il 40% dei trans adulti abbia tentato il suicidio. Voi state ferendo molte persone. Io sono una di queste persone e non resteremo in silenzio di fronte ai vostri attacchi. Amo il fatto di essere trans. E amo essere queer. Abbraccio pienamente chi sono, più sogno e più il mio cuore cresce e prospera. A tutte le persone transgender che hanno a che fare con molestie, con il rifiuto di chi, con abusi e con la minaccia della violenza ogni giorno: io vi vedo, io vi amo e farò tutto ciò che è in mio potere per cambiare questo mondo in meglio.

Grazie per aver letto tutto

Con amore, Elliot Page

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