Documento del Coordinamento delle Assemblee delle Donne e delle Soggettività LGBT*PQAI+ dei Consultori della Regione Lazio:
In questo periodo così difficile e profondamente triste per il nostro paese, il Coordinamento delle Assemblee delle Donne e delle Soggettività LGBT*PQAI+ dei Consultori della regione Lazio si è confrontato in una riunione virtuale ed ha prodotto alcune riflessioni e richieste urgenti da sottoporre all’Assessorato alla Sanità e alle Direzioni delle ASL del Lazio. Tutte noi, nell’isolamento in cui viviamo, comprendiamo ancora di più quanto il confronto delle idee, la possibilità di riunirci, la possibilità di impegnarci nel confronto politico, sia di vitale importanza nella costruzione di servizi sociali e sanitari adeguati alle esigenze delle persone.
Il Consultorio, per tutta una serie di sue caratteristiche peculiari, rappresenta il terreno da noi scelto per questo impegno. L’esperienza che tutt* stiamo vivendo dovrebbe determinare la caduta di molti steccati, creare aperture all’interno delle quali, nel periodo successivo alla pandemia, costruire, ricorrendo a modalità nuove che guardino ad una società particolarmente bisognosa di servizi gratuiti e di prossimità, un consultorio corrispondente alle esigenze delle persone, esigenze che saranno tante, sicuramente centrate sul bisogno di sostegno psicologico e sociale. Il Consultorio è un servizio territoriale di prevenzione e, come tutta la medicina territoriale, è stato trascurato negli anni riducendolo ad un servizio ambulatoriale, lasciato senza il personale necessario, unito ad altri servizi sanitari o addirittura chiuso, spesso spacciando la chiusura per accorpamento. Chi ha il dovere di gestire, controllare e garantire la sanità pubblica, ormai da troppi anni, con tagli di milioni e la riduzione/chiusura di posti letto, ha impoverito gli ospedali e drasticamente ridotto i servizi territoriali facendo una mirata scelta politica nel favorire servizi e strutture della sanità privata. La gestionale della sanità a livello regionale con il tempo ha poi favorito le regioni ricche a scapito di quelle povere aumentando le disuguaglianze nelle prestazioni sanitarie e il diritto alla salute.
Queste scelte hanno influito e hanno inevitabilmente aggravato questa emergenza Covid19, che si è sovrapposta ad una emergenza strutturale dei servizi sanitari nazionali e regionali. La parola chiave di questo documento è “ il territorio” che unisce le nostre riflessioni sull’emergenza sanitaria che stiamo vivendo alle richieste e riflessioni sui consultori, servizi territoriali di prevenzione per eccellenza, anello fondamentale per la salute delle donne, dell* giovani e delle persone tutte. Per quanto riguarda l’emergenza Covid19 lo sforzo e l’impegno del personale medico, infermieristico e di tutte le figure che ruotano intorno alla gestione ospedaliera, è stato ed è grande, ma tutti noi sappiamo come l’aver ignorato l’importanza dell'assistenza territoriale, dell’assistenza alle persone con sintomi isolate a casa, e l’importanza di un intervento precoce su questi casi abbia contribuito, soprattutto in Lombardia, alla congestione degli ospedali e alla drammatica situazione che ha portato alla perdita di migliaia di vite umane. Ancora una volta siamo convinte che il territorio sia una risposta valida all’emergenza e, come espresso da molt* espert* e medic* del 118 di Roma, sosteniamo l’assistenza domiciliare per un monitoraggio attento dei primi sintomi dell* pazienti. Questa assistenza si dovrebbe realizzare attraverso la formazione in ogni Asl di un pool sanitario, munito di tutti i dispositivi di sicurezza, che garantisca, quando possibile alla luce delle condizioni dell* paziente, visite domiciliari h 24 per monitorare la saturazione, la febbre e le condizioni cliniche generali. Un pool coordinato con gli ospedali e con gli altri servizi territoriali (medic* di famiglia, guardia medica, ecc.) e integrato ad una rete di comunicazione tra tutti i servizi (ospedali, laboratori di analisi per avere precocemente i risultati dei tamponi, servizi di prevenzione). Quindi servizi territoriali integrati che si renderanno sempre più importanti nella fase 2, con una maggiore necessità di tamponi, e ancora più saranno indispensabili nell’eventualità di una seconda ondata di contagi.
Per quanto riguarda i consultori pensiamo che mai come oggi devono restare aperti sul territorio in prossimità dei luoghi in cui si abita: questo li rende luoghi più sicuri nel rispetto dei decreti sicurezza emanati per il coronavirus. Il coordinamento delle assemblee delle donne e delle soggettività LGBT*PQAI+ dei consultori a fronte di attività consultoriali ridotte o addirittura di consultori chiusi come i 6 della ASL Roma 1, denuncia la grave situazione che questo sta determinando. Chiudere i consultori o ridurre le possibilità di accesso ai servizi territoriali è grave e pericoloso e porta le utenti a rivolgersi presso gli ospedali che in questo periodo si sono trasformati in luoghi a rischio di contagio. Oggi più che mai tutti i consultori devono restare aperti perché più che mai c’è bisogno di questo servizio sul territorio.
Chiediamo che in tutti i consultori: 1. Si organizzi l’assistenza alle interruzioni volontarie di gravidanza mediante RU 486 al fine di decongestionare gli ospedali e non esporre nessun* al rischio del contagio. Durante e dopo i 3 giorni di somministrazione dell’aborto farmacologico, se si presentano problematiche o difficoltà, i reparti di IVG attivi sul territorio laziale possono essere disponibili a dare chiarimenti telefonici e visite di urgenza. La somministrazione della RU 486 nei consultori è richiesta da tempi lontani e la sua non realizzazione rappresenta un’arretratezza per il nostro paese veramente vergognosa; per questo, come Coordinamento delle Assemblee dei consultori condividiamo e assumiamo la campagna S.O.S Aborto di Obiezione respinta, IVG, ho abortito e sto benissimo e Non Una Di Meno
Si garantisca un orario per le chiamate telefoniche che coincida con l’apertura del servizio e si organizzi e potenzi la possibilità di contatti via mail con gli/le operator*
Siano facilitate le consulenze telefoniche ginecologiche, pediatriche, psicologiche e sociali e garantite, quando necessario, quelle con il personale specialistico nel rispetto delle distanze di sicurezza
Si organizzino servizi di telemedicina, consulenza e sostegno psicologico e sociale anche attraverso l'uso di piattaforme telematiche di comunicazione prevedendo di adeguare i computer dei consultori alle nuove esigenze e, laddove non siano presenti, di acquistarne di nuovi.
Si organizzi un sostegno, anche telematico, per la fascia adolescenziale e giovanile che in questo momento si trova a vivere difficili e incomprensibili momenti di isolamento, con un'attenzione particolare per le persone LGBT*PQAI+
Si tolga il vincolo della residenza per l'accesso ai consultori visto che a causa dell'emergenza corona virus non tutte le persone si trovano a vivere nella loro casa di residenza
Si attuino misure di sanificazione degli ambienti e di fornitura di dispositivi di sicurezza per tutto il personale strutturato e appaltato e per le persone utenti.
Questa crisi, il nostro “stare chiusi in casa”, deve diventare un’occasione di cambiamento. È importante investire nei presidi territoriali potenziandoli nel numero e assumendo nuovo personale come questa emergenza ci ha insegnato.
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